Concorso per il recupero di villa Delfico, Montesilvano – 2009

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Progettisti: arch. A.Michetti (capogruppo), arch. Domenico Potenza, arch. Emanuele Luciani, arch. Gianluca Michetti, arch. Damiano De Candia, arch.Giovanna Di Virgilio, ing. Stefano Cristini

Ricerca botanica: prof. Fernando Tammaro

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PAUSE URBANE

il recupero di villa Delfico per la realizzazione di un nuovo centro culturale a Montesilvano

alcune note sotto forma di premessa

una lettura critica del sito 

Il primo annuncio della presenza di una pausa nel continuum edificato lungo lo scorrimento (veloce) della nazionale adriatica che attraversa il comune di Montesilvano è offerto dagli alti cipressi, ormai incolti da anni, che invadono quasi lo spazio troppo limitato del marciapiede.

Un area abbandonata da anni in cui, paradossalmente, l’abbandono ha conservato più del recupero (come è invece accaduto in altre parti lungo lo stesso litorale) quei pochi elementi che la caratterizzano, come il manufatto della villa ormai diruto ed alcune emergenze arboree (pini marini, pini d’Aleppo, palme ed un vasto canneto oltre ai cipressi). Tracce forti, che hanno attraversato decenni di lustro ma anche di degrado, segni della permanenza che il tempo  ci consegna come nuove rovine dopo oltre un secolo di storia.

le modificazioni della contemporaneità

La città contemporanea gli è passata sopra con il suo carico di schizofrenica modificazione che poco a poco ha saturato gran parte delle aree libere che dai colli un tempo si affacciavano al mare lasciando, come in uno scrigno dimenticato, questo piccolo lotto ancora oggi in attesa di una sua definitiva soluzione.

Da una parte la vecchia nazionale adriatica, un tempo principale asse di collegamento veicolare tra nord e sud ha progressivamente perso la sua importanza declassata ormai a strada di scorrimento urbano; dall’altra il vecchio tracciato ferroviario ha ceduto il passo alla realizzazione di una strada pedonalizzata che da Pescara scorre, senza soluzione di continuità, fino a Montesilvano.

Il lotto di villa Delfico collega questi due estremi di una modificazione continua, con un grande spazio vuoto, una sorta di “pausa” nell’edificato continuo della città lineare adriatica.

pause urbane nel continuum edificato

Il continuum dell’edificazione lungo la fascia costiera appare, oggi, come unica chiave di lettura di un territorio che si é costruito senza alcuna concessione di interruzione (spazi verdi, vuoti, pause), quelli ancora oggi esistenti sono solo il frutto di ritagli sottratti all’incedere dell’edificato..

La linearità con cui il territorio costiero emerge pone seri problemi nell’individuazione di possibili temi progettuali che abbiano la forza e l’importanza di innescare processi di miglioramento della qualità abitativa.

In un contesto in cui tutto appare edificato, dove la presenza dei caratteri  del luogo risulta pressoché assente e in un paesaggio fortemente connotato dalla prevalenza dell’artificio sulla natura é difficile trovare spazi di intervento se non in quelle “pause”, appunto, che si distribuiscono in modo casuale tra il tessuto densificato degli edifici.

Dalla artificiale densità dei manufatti e del traffico che scorre veloce lungo la statale, alla naturale connettività lenta della strada parco sottratta alla storica barriera della linea ferroviaria, villa Delfico si propone come nuova forma di attraversamento di questa parte di città, immersa nel verde che negli anni l’ha custodita restituendola nella condizione in cui oggi si presenta.

1. tra misura e figura i criteri di progetto

1.1 la villa esistente

Architettonicamente l’edificio di villa Delfico si caratterizza per la compattezza del volume e la semplicità delle facciate dove il continuo cornicione di coronamento, i portali d’ingresso e i sovrastanti balconi costituiscono gli unici elementi che ne arricchiscono l’aspetto. Aspetto impoveritosi col tempo dal momento che sono definitivamente scomparsi, come si rileva dalle foto d’epoca, anche le cornici delle finestre al piano superiore dell’edificio.

Discorso diverso per quanto riguarda gli interni dell’edificio, dove alla rigidità del doppio asse di simmetria con il quale si articola la distribuzione interna fa riscontro una grande ricchezza di elementi architettonici, solo in parte compromessi dall’avanzato stato di degrado.

Mirabile in questo senso l’asse di attraversamento della villa contraddistinto da volte e lunette di interessante geometria e pareti decorate da articolate specchiature. Trattasi di un vero e proprio percorso di architettura che introduce alla contemplazione e al godimento della natura del parco retrostante.

1.2 il parco esistente

Le essenze naturali spontanee presenti nell’area oggetto d’intervento sono quelle tipiche di un sottosuolo caratterizzato da una falda freatica molto superficiale. Esse consistono nel vasto e fitto canneto di “rundodonax” che occupa la parte centrale del lotto  assieme ad una serie di orti “nacosti” tra le canne e da distese di liquirizia una miriade di piccole piantine tipiche dei terreni ricchi di acqua nell’area ricompresa tra villa delfico ed il canneto stesso.

Quantunque in abbandono da anni, il parco interno alla villa presenta elementi di grande bellezza, tra tutti i quattro esemplari di Pinus pinea (Pino da pinoli) slanciati fino a trenta metri di altezza che svettano come vere e proprie emergenze naturali sull’intera area e sull’intorno. Sul fronte principale di accesso robusti cipressi segnalano la presenza del grande vuoto urbano, mentre sul lato della strada parco i Pini di Aleppo abituano lo sguardo alle stesse alberature presenti lungo gran parte del litorale di Montesilvano.

In verità, come si nota dal confronto con alcune foto d’epoca,  tutto il parco in origine si presentava con un aspetto marcatamente curato, sia nella ricchezza dell’impianto che nella articolazione dei suoi percorsi interni.

1.3 le scelte di progetto

Il progetto accoglie al suo interno i due elementi di permanenza ancora oggi presenti del manufatto storico e del  parco naturale, affidando a ciascuno un rinnovato ruolo ri-generatore della qualità urbana di questa area.

La villa infatti, diventa elemento di misura dell’intera composizione architettonica, determinando le nuove geometrie dell’area sia in pianta che in alzato, la sua dimensione viene assunta come regola fondativa capace di riscrivere segni e significati dell’intervento con particolare riferimento alle nuove volumetrie ed alla ricostruzione di quelle esistenti.

Il parco naturale invece, diventa elemento di figura del progetto ovvero la capacità di determinare attraverso la realizzazione del verde l’immagine dell’area, il suo carattere dominante, la sua essenza principale di grande quinta scenica capace di catturare lo sguardo dalle diverse funzioni del programma architettonico richiesto nel bando.

Elemento di distribuzione dell’intera area diventa l’asse di simmetria principale di villa Delfico, che collega dalla nazionale adriatica alla strada parco longitudinalmente tutti gli elementi interessati dalla nuova progettazione. Un attraversamento che entra all’interno della stessa villa, dalla quale può funzionare anche in maniera assolutamente autonoma, come una sorta di sottoportico aperto che dà accesso al parco senza la necessità di entrare a contatto con le nuove funzioni della villa.

1.4 i criteri di intervento

Mai, come in questo momento in Abruzzo, parlare di ricostruzione, di restauro o comunque di recupero in generale, suscita tanto interesse nella comunità degli studiosi e degli esperti della disciplina, in particolar modo per quanto riguarda tutti quegli edifici (gravemente danneggiati dal sisma del 6 aprile) segnati da una valenza storica di un certo rilievo. Le voci più autorevoli si sono elevate a difesa di questa o quella teoria, da quelle più ortodosse della ricostruzione filologica del “così come era” a quelle più propriamente innovative attraverso una reinterpretazione, in chiave contemporanea, del senso dei luoghi e della storia.

L’ipotesi di progetto avanzata per il recupero di villa Delfico è quella di interpretare contemporaneamente le diverse anime delle teorie del restauro, dall’estremo rigore della conservazione di tutte quelle parti originarie ancora presenti, al rinnovamento degli elementi di ri-funzionalizzazione del corpo dell’edificio in coerenza con i nuovi usi ma nello stesso capace di stabilire un dialogo con la storia nel tentativo, di ricostruire la memoria delle sovrapposizioni sedimentatesi all’interno del manufatto stesso, dalla sua nascita fino al recupero contemporaneo.

Una scelta emblematica che fa riferimento alla tradizione più colta dell’architettura italiana nella quale, come diceva Ignazio Gardella «Progettare nell’oggi vuol dire rendersi conto che le due dimensioni del tempo non presente (il passato ed il futuro) sono unite da una segreta parentela di cui il presente é l’anello. Ma perché assuma questo valore, occorre che ci sia in esso la cosciente “presenza del passato” nella prospettiva del futuro. Cosciente perché la memoria é, e deve essere un atto critico; l’esperienza di chi ci ha preceduto non é un punto di arrivo ma un punto di partenza per andare oltre».

2. l’intervento sulla villa

2.1 descrizione dell’intervento

Il progetto di restauro tende da un lato a ripristinare e ad arricchire i valori architettonici degli interni, dall’altro a semplificare ulteriormente i prospetti esterni nella convinzione, che dal contrasto delle due operazioni, emerga il nuovo carattere dell’organismo.

Per queste ragioni gli interventi previsti all’interno dell’edificio per adeguare i diversi ambienti alle nuove funzioni, consistono essenzialmente nell’allargamento dei vani porta, nella demolizione di parti murarie, e in limitate demolizioni e ricostruzioni di murature di distribuzione per assicurare una nuova ed adeguata collocazione dei servizi igienici e dell’ascensore. Tutte operazioni queste, che non compromettono in alcun modo l’impianto architettonico e distributivo esistenti.

All’esterno, fermo restando le dimensioni ed il ritmo delle aperture, gli interventi sull’edificio sono limitati alla eliminazione delle superfetazioni nella parte posteriore della villa, la riproposizione di infissi “a tutto vetro” senza persiane, un nuovo manto di copertura del tetto e i nuovi accessi alla villa, accessi studiati in funzione di quella che sarà la sistemazione finale del grande parco urbano nel quale è ricompresa la villa ed il suo parcheggio anteriore.

2.2 modalità di consolidamento e risanamento conservativo

Per quanto riguarda le strutture portanti, l’intervento di restauro e risanamento conservativo prevede il recupero ed il consolidamento statico degli elementi costruttivi quali solai, volte, murature.

L’edificio, a pianta rettangolare di dimensioni pari a circa 19,10 x 17,50 m, si sviluppa su due piani fuori terra, con piano seminterrato e copertura a tetto.

Le strutture portanti verticali, in muratura piena di medio-grande spessore (60 primo piano), con luci nette in pianta variabili da 2 a 7 m circa e forature perimetrali regolari a doppia simmetria, conferiscono all’insieme elevata rigidezza.

I solai di piano sono costituiti prevalentemente da volte a botte o a padiglione.

Le strutture fondali sono di tipo continuo, disposte su grigliato secondo lo spiccato dei muri in elevazione.

La copertura a quattro falde ha doppia orditura portante in legno.

L’edificio, relativamente allo stato di conservazione delle strutture, pur non mostrando in apparenza problematiche direttamente riconducibili a dissesti di origine statica, si presenta con evidenti segni di degrado dovuti alla prolungata assenza di manutenzione.

Obiettivo dell’intervento di recupero è il consolidamento delle strutture in relazione ai carichi statici di progetto ed il miglioramento, in qualità di edificio storico, del comportamento sismico, ai sensi delle vigenti norme tecniche per le costruzioni D. Min. Infrastrutture 14/01/2008.

Si prevede di realizzare l’“Intervento di Miglioramento Sismico” (p.to 8.4.2 DM 2008), con valutazione della sicurezza estesa alla struttura portante nel suo insieme e con particolare attenzione agli aspetti che riguardano la duttilità.

Dovranno essere condotte prove di schiacciamento su mattoni prelevati dalle strutture e prove in sito con l’ausilio di martinetti piatti, oltre che analisi chimiche sulle malte, al fine di conseguire un’adeguata conoscenza delle caratteristiche dei materiali e del loro degrado.

Sono necessarie tipologie di intervento di consolidamento di carattere generale, ovvero che riguardino il comportamento globale della struttura nei confronti delle azioni sismiche, e interventi di carattere locale mirati al ripristino della funzionalità del singolo elemento strutturale, quali ricostruzioni o rinforzi di parti degradate.

2.3 gli interventi di consolidamento:

Consolidamento volte(soffittatura 2° piano)

Puntellatura centinata degli intradossi

Risarcitura di fessure e ricostruzione di modeste parti delle volte di mattoni in foglio

Esecuzione di cappa in c.a.

Stesura di resina aggrappante per fibre di carbonio

Posa delle fasce di fibra di carbonio

Consolidamento solai su volte(calpestio piano terra rialzato e primo piano)

Puntellatura centinata degli intradossi

Demolizione pavimentazione e massetto esistenti

Svuotamento dei rinfianchi delle volte

Risarcitura di fessure delle volte di mattoni in foglio

Esecuzione di cappa in c.a. all’estradosso delle volte

Stesura di resina aggrappante e posa delle fasce di fibra di carbonio all’estradosso delle volte

Riempimento dei rinfianchi delle volte (con materiale arido alleggerito)

Realizzazione di soletta in c.a. (conservando le stesse quote di estradosso preesistenti) con inserzioni armate nelle murature di appoggio perimetrali

• Consolidamento muri pieni portanti

Esecuzione di rasatura cementizia armata su entrambi i lati, con legature metalliche a fiocchi. Per quanto attiene al risanamento delle murature dalla risalita capillare dell’umidità si opererà con l’inserimento di una barriera chimica alla base delle murature stesse trattasi di iniettare uno speciale formulato composto da Alchil-Alcossi-Silossani-Oligomeri -Precatalizzati e da altri additivi idrorepellenti inseriti a bassa pressione con sequenze progressive di perforazioni – iniezioni. La tecnica di trattamento, articolata in più fasi, è denominata “a doppia barriera”.

L’aspetto impiantistico

Per quanto attiene al sistema di condizionamento e riscaldamento saranno utilizzate unità ad incasso, da collocare prevalentemente sotto le finestre, funzionanti con acqua a bassissima temperatura fornita da caldaie e condensazione o in alternativa a geotermia e corredate di sistemi di regolazione autonoma per singole unità e singoli ambienti.

L’ingombro visivo delle unità ad incasso sarà ulteriormente attenuato dalla loro copertura con pannelli forati a forma di L che formeranno i davanzali delle finestre.

Il sistema elettrico di riferimento è un sistema a bassa tensione caratterizzato da un punto collegato direttamente a terra e masse di installazione collegate a quel punto, con consegna Enel e misure poste nei locali al piano interrato.

La distribuzione primaria è realizzata in tubazione corrente sottopavimento,su dorsali murate e su passerelle in gesso. La secondaria corre anch’essa sulle passerelle in gesso mentre la terminale è realizzata con tubo, cassette di derivazione e distribuzione a ragno.

Sulle passerelle in gesso, in considerazione della valenza architettonica dei vari ambienti, per non penalizzare la mirabile geometria delle volte, sono posizionati i corpi illuminanti, i sistemi di diffusione sonora, i rilevatori di fumo etc.

Nei locali al piano interrato, opportunamente risanati e suddivisi, saranno collocate le diverse centrali accessibili dall’esterno mediante una scala ricavata sul lato sud-est della villa.

  1.       indicazioni sulle modalità di manutenzione

un programma di manutenzione dovrà prevedere modi e tempi dei controlli e degli interventi cui sottoporre i principali elementi dell’organismo.

In considerazione delle caratteristiche delle strutture e delle finiture del manufatto e delle particolarità geologiche e climatiche dei luoghi i principali controlli, saranno in particolare:

  • sulla struttura muraria mediante verifiche semestralisu eventuali cedimenti, fessurazioni, lesioni, perpendicolarità del fabbricato, umidità di risalita.
  • sulle zone sottoposte alle intemperie con controllo a vista delle murature intonacate, dei serramenti, dei vetri, delle impermeabilizzazioni, degli strati termoisolanti etc.
  • delle finiture in genere quali pavimenti, intonaci interni, pitturazioni, opere in ferro etc.
  • sugli apparecchi igienico sanitari e sulle rubinetterie con controlli a vista in ogni mese
  • sull’impianto di riscaldamento e la centrale termica con controllo semestrale
  • sull’impianto elettrico con la verifica mensile sulla funzionalità di prese e spine, interruttori, quadri di bassa tensione, messa a terra, impianto di illuminazione.
  • sull’impianto di sicurezza e antincendio, con controllo semestrale sui rilevatori di fumo sugli estintori etc.

scelte architettoniche

la qualità architettonica del progetto è affidata alla capacità dello stesso di re-interpretare il sito costruendo, a partire dai segni della permanenza (la villa, il parco) una nuova identità per questo spazio, in grado di radicarsi al luogo e, nello stesso momento, costruire una occasione di possibile trasformazione a partire dal programma proposto dal bando.

integrazione ed inserimento nel contesto

l’inserimento e l’integrazione con il contesto sono affidata ai due elementi principali che costituiscono, ancora oggi, l’immagine forte del sito, il manufatto della villa e le alberature del parco. Il primo diventa misura fondativa dell’impianto nel nuovo progetto, mentre alle seconde è consegnata la l’immagine forte degli alzati con i quali l’intervento fonde preesistenze e modificazioni.

sostenibilità

L’intervento consiste nel miglioramento dell’efficienza globale dell’edificio a partire dell’inserimento di bow-windows capaci di regolare l’irraggiamento solare con il fine di ridurre il carico termico estivo ed ottimizzarlo nel periodo invernale. Il parco mediterraneo è ritmato da “cavalletti” che si innalzano al di sopra dei nuovi volumi del Centro Culturale. L’insieme dei cavalletti genera una sorta di “stanza bioclimatica” che, grazie alla complessità del sistema naturalistico sottostante, genera un raffrescamento naturale che influisce positivamente sul microclima di tutto il sito. Il ninfeo funziona anche da vasca di raccolta delle acque piovane ad uso irrigazione. Piccoli alberi fotovoltaici garantiscono l’autonomia dell’impianto di illuminazione.

materiali e finiture

I materiali, le finiture e le forme  delle nuove parti del progetto sono stati pensati come sistema di allestimento leggero della trasformazione dell’esistente e della realizzazione dei nuovi spazi e volumi. Tutti i materiali sono stati piegati alla costruzione di un linguaggio fatto di continui e sottili rimandi, i legni, il vetro i metalli le pannellature di cemento si compongono per parti misurate in un equilibrio costruttivo che non lascia mai spazio alla prevalenza dei pieni sui vuoti, accogliendo all’interno degli edifici gli elementi della natura.